Promuoviamo la resilienza. Ambiente, il Gruppo Unipol propone una partnership pubblico-privato di Alessandra Schofield
Lo scorso giugno il Gruppo Unipol ha pubblicato il dossier Unipol per il clima Il cambiamento climatico e il ruolo delle assicurazioni in Italia, quale primo passo del percorso propositivo di un modello di prevenzione e gestione delle catastrofi naturali che abbia quale presupposto una collaborazione pubblico-privato e che adotti meccanismi di natura assicurativa per gestire il rischio derivante dal cambiamento del clima e gli ingenti risarcimenti connessi ai suoi effetti. Auspica il Gruppo che questo sistema, oltre a rendere più sostenibili le spese legate agli eventi catastrofali per le casse dello Stato, favorisca comportamenti virtuosi di tutela, prevenzione e adattamento da parte dei cittadini e delle imprese.
Konsumer ha intervistato il presidente Pierluigi Stefanini, per approfondire le motivazioni che hanno spinto Unipol su questa strada.
Perché il Gruppo Unipol ha deciso di attivarsi concretamente nelle politiche ambientali?
Il Gruppo Unipol è sempre stato attento all’impatto ambientale, sia diretto, che indiretto. La differenza è che prima ci siamo concentrati sulla riduzione delle emissioni climalteranti mentre oggi vogliamo sperimentarci come promotori di miglior resilienza.
Migliorare la resilienza del nostro paese è infatti un impegno recente e abbiamo iniziato a lavorarci con il Piano di Sostenibilità in chiusura, ed è un caso scuola di come business e sostenibilità si possano integrare: dal libro bianco della Commissione Europea sul ruolo delle assicurazioni nella lotta ai cambiamenti climatici, all’incidenza sul nostro rapporto sinistri/premi delle calamità naturali che ormai troppo frequentemente colpiscono il nostro paese, dal Cadore alla Liguria, passando per Firenze, Massa, all’opportunità di salvaguardare sicurezza e benessere delle persone.
Verso i nostri assicurati Kmsicuri è stata la prima polizza pay for use distribuita in Italia, per limitare l’utilizzo dell’auto, arricchita da elementi più propriamente valoriali in partnership pubblico-private come il tagliacarta che ha comportato la piantumazione di alberi in venti città d’Italia, evoluta lo scorso anno nella campagna Ferma l’auto, guadagni i mezzi! lanciata da UnipolSai in collaborazione con Comune di Milano e ATM, grazie alla quale ogni assicurato UnipolSai di Milano, che nel periodo dell’iniziativa rinnova o attiva la polizza auto con Unibox guadagna un credito di 1,50 Euro (ovvero 1 biglietto ATM) per ogni giorno di inutilizzo della propria vettura.
Anche in merito al nostro patrimonio immobiliare siamo sempre stati all’avanguardia per adottare tecnologie che ne riducessero impatto ambientale e consumo energetico: dalle piccole e semplici azioni, come sostituire le storiche fontane con fiori, alle significative esperienze quali l’ottenimento della certificazione Lead Gold per la torre di Unipol a Bologna che ne certifica eco sostenibilità dell’edificio, nonché l’adozione della certificazione 50001 per ridurre i consumi energetici sugli immobili strumentali di UnipolSai.
Che tipo di ritorno, sotto ogni profilo, vi attendete dallo sviluppo del progetto?
Anche il ritorno che ci aspettiamo avrà diverse dimensioni: la consapevolezza dei nuovi rischi da parte dei cittadini attraverso la diffusione di una cultura del rischio, un maggior impegno nella tutela del territorio da parte della pubblica amministrazione, una nostra miglior reputazione, un rinnovato rapporto con il mondo produttivo nel nostro paese, incentivare comportamenti virtuosi per la riduzione dei danni da parte dei nostri assicurati. Mi sembrano sufficienti a giustificare il nostro impegno, che ha però bisogno anche degli altri partner, avendo alla base l’idea della partnership pubblico-privata.
Vuole spiegarci secondo quali possibili e concrete strade potrebbe svilupparsi la partnership pubblico-privato?
In primo luogo attraverso la trasmissione di competenze: l’assicurazione è il maggior esperto di rischi, ma anche di soluzioni che li possano tenere sotto controllo e ridurli. Offrire queste competenze a chi lavora come amministratore pubblico per aiutarli a capire cosa, dove e come è opportuno fare per attrezzarsi ai cambiamenti climatici è il nostro contributo. Dagli amministratori ci aspettiamo poi che trovino le risorse ed operino per mettersi in sicurezza. Una miglior sicurezza per tutti è il nostro obiettivo, che è anche la nostra missione originaria. Quindi la nostra partnership è aperta anche alle organizzazioni di rappresentanza delle imprese, alle associazioni di volontariato, insomma a chiunque possa recepire i nostri suggerimenti e organizzare la risposta.
Quali sono gli step del progetto Unipol per il clima?
Il progetto è articolato, lo sintetizzo: trovare appunto pubbliche amministrazioni disponibili ed interessate, identificare le aree locali a maggior rischio, coinvolgere chi le occupa, fare un’analisi di rischio puntuale affiancando i pubblici ufficiali per accrescerne le competenze, formare su rischi e potenziali supporti chi è presente nell’area, condividere il piano dazione.
Perché, secondo lei, finora una collaborazione pubblico-privato non ha avuto modo di prendere piede, nel nostro Paese?
Finora abbiamo avuto casi di collaborazione in ambito molto locale, che non riescono a cambiare il modello con cui affrontare i temi emergenti su scala nazionale. Credo che da questo punto di vista il problema principale sia affrontare le difficoltà burocratiche, amministrative delle interazioni con la pubblica amministrazione, nonché la tendenziale paura a coinvolgere troppo il privato nella gestione dei beni comuni, confondendola spesso con privatizzazione e mercificazione del bene.
Avete già avuto qualche segnale di interesse da parte del mondo istituzionale e politico, rispetto alle proposte presentate?
Abbiamo condiviso un progetto con l’ANCI che avvierà una sperimentazione su Torino nei prossimi mesi. Poi stiamo incontrando diversi comuni interessanti, il riscontro sembra sempre molto positivo.
“Guardiamo con positivo interesse a questa iniziativa del Gruppo Unipol ” dichiara il presidente di Konsumer Fabrizio Premuti una soluzione auspicata dal sottoscritto già prima del 2000 nelle riunioni che alcune associazioni consumatori avevano in seno alla fondazione Cesar, oggi Konsumer Italia ritiene questa via, l’unica percorribile. Speriamo che costituisca il segnale di un ritorno delle compagnie assicurative a quella mutualità che dovrebbe essere alla base del loro lavoro e della loro mission, e che troppo spesso vediamo accantonata in una mera logica di profitto.