Bibbiano, le responsabilità del Legislatore

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Quando il demone è in Parlamento

“Angeli e Demoni”, questo il nome della tempesta giudiziaria che ha travolto il Comune di Bibbiano, in Provincia di Reggio Emilia e che, da settimane, scuote il cuore di molti italiani, per un presunto sistema illecito di gestione dei minori dati in affido, le cui testimonianze sarebbero state manipolate ad opera di assistenti sociali e psicologi. Nell’ordinanza del G.i.p., Dott. Luca Ramponi, gli indagati sono accusati a vario titolo di frode processuale, depistaggio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, abuso d’ufficio, peculato d’uso e lesioni gravissime. 

Non è su una meticolosa e dettagliata ricostruzione dei fatti che voglio soffermarmi. Non è compito mio, ma di una magistratura operosa, cui dobbiamo il merito di aver tolto il coperchio ad un altro gravissimo scandalo di questo secolo, imbrigliando nelle maglie della giustizia chi ha usato, e sta tuttora usando, un potere senza controllo, abusando e manovrando il sistema delle adozioni.

E’ invece sulle responsabilità del legislatore che voglio concentrarmi.

Già, perchè con l’inchiesta di Reggio Emilia si consegna alle cronache giudiziarie l’ennesimo misfatto perpetrato ai danni di minori e che si va ad aggiungere ad altri, ben noti, casi italiani. Perchè Bibbiano è solo la punta di un iceberg, incastonato nell’impianto normativo in materia di affido dei minori che – diciamolo pure fuori dalle righe – fa acqua da tutte le parti, come un colabrodo. E non lo dico certamente io. Lo dicono i fatti. Voglio citare solo alcuni dei Comuni colpiti da vicende giudiziarie analoghe, senza presunzione di completezza e cercando di andare dal più recente al più datato: Arezzo nel 2011, Salerno nel 2007, Rignano nel 2006, Pisa nel 2006, Brindisi nel 2003, Cagliari nel 2000, Mirandola nel 1997, Sagliano nel 1996 ed, infine, il capostipite di tutti gli orrori, Firenze, correva l’anno 1978 con lo scandalo del “Forteto”, che ha visto consegnati scientemente “all’orco” bambini su bambini, deturpando così intere generazioni di esseri umani. Strappando infanzia, sogni e sentimenti a tanti, troppi bambini, perchè il processo ha conosciuto la parola fine solo nel 2015 e nell’ambito del quale, nel 2000, ha avuto modo di pronunciarsi finanche la Corte di Giustizia dei Diritti dell’Uomo, condannando l’Italia e per essa l’operato del Tribunale dei Minori di Firenze.

Alcune di queste drammatiche storie sono state anche catturate tra le pagine di un libro, “Rapita dalla Giustizia”, che racconta il caso di Angela Lucanto la bimba milanese che nel 1995, quando aveva sette anni e fino alla maggiore età, fu crudelmente separata dalla sua famiglia per colpa di un disastroso errore giudiziario, una falsa accusa di pedofilia sollevata contro suo padre Salvatore. A questa stessa storia si è recentemente ispirata persino una fiction di Mediaset, “L’amore strappato”, con Sabrina Ferilli, che ha scosso l’opinione pubblica e sollevato molti dubbi sulle pratiche false degli “abusologi” di professione.

Da Avvocato mi sento di richiamare fortemente l’attenzione di quel legislatore che menzionavo poc’anzi. Perchè i processi di affido dei minori avvengano, per il futuro, secondo i principi del giusto processo, principi scolpiti nella nostra Carta Costituzionale, e che, incomprensibilmente, faticano a stratificarsi proprio in tale delicatissima materia. Perchè non si debba più assistere ad inaccettabili, assurde e dannifiche violazioni di linee guida essenziali per l’audizione dei minori, ci si riferisce alla Carta di Noto, incautamente definita come “Vangelo apocrifo”, e a cui deve, viceversa, essere riconosciuto valore imprescindibile di best practice in ordine all’evitamento dei potenziali fattori di inquinamento del ricordo, sempre nel totale rispetto dei bambini e della loro fragilità intrinseca, per essere atavicamente educati “a non contraddire gli adulti e non sempre consapevoli delle conseguenze delle loro dichiarazioni e, pertanto, propensi a confermare una domanda a contenuto implicito”, come si legge testuaalmente nella Premessa al predetto documento.

E’ importante dare voce allora, visto che troppo poco se ne è parlato – tutti troppo presi dal dare un’inutile connotazione politica al caso di Bibbiano – a quelle rappresentanze parlamentari che, seppur sempre in ritardo, un passo verso quell’auspicato miglioramento lo hanno fatto. Mi riferisco al Ddl presentato recentemente dalla Senatrice Licia Ronzulli, Presidentessa della Commissione adolescenza ed infanzia al Senato, lavoro certamente ambizioso e di gran pregio tecnico, che pone al centro dell’intero intervento normativo il superiore interesse del minore in termini assoluti ed in termini relativi come essere umano portatore di un sacrosanto diritto a vivere e crescere all’interno di una famiglia.

Nel teorema legislativo presentato, la tutela del minore trova espressione massima nella nomina, da parte del Tribunale, di un Curatore speciale per il minore, nella persona di un avvocato, ma anche di un difensore d’ufficio per i genitori o per i soggetti esercenti la responsabilità genitoriale, nonchè nella previsione dell’obbligo di videoregistrare e verbalizzare integralmente le indagini svolte dai Servizi Sociali.

Sono modifiche, quelle volute dalla Commissione Adolescenza ed Infanzia che le ha licenziate, che spaziano dalla volontà di meglio articolare e contenere l’eccessivo potere dei Servizi Sociali, con riguardo alla scelta delle modalità di affidamento dei minori, sia essa la scelta della famiglia affidataria, piuttosto che della casa famiglia ove collocare il minore, alla previsione di impugnabilità dei provvedimenti emessi dal Giudice, sino ad arrivare all’acquisizione di un parere vincolante del Pubblico Ministero nel caso di affidamento d’urgenza, affidamento che dovrà comunque essere confermato con decisione motivata.

Il Ddl prevede, infine, l’istituzione di un Osservatorio ad hoc chiamato a svolgere un importante ruolo di controllo e promozione in materia di case famiglia e di un Registro degli affidamenti, attraverso il quale assicurare un controllo in tempo reale della condizione di ogni bambino o adolescente allontananto dal proprio nucleo familiare.

Un punto non è stato affrontato, quello della preparazione e della formazione professionale di chi opera in tale settore. E’ fuor di dubbio che chi lavora con i minori, chi si trova ad esprimere valutazioni psicosociali sulle capacità genitoriali, poi inserite in relazioni poste a fondamento di provvedimenti dispositivi dell’Autorità Giudiziaria, non può non avere una preparazione verticale in materia di diritto di famiglia, di psicologia dello sviluppo, di psicologia relazionale e gruppale, di tecniche di comunicazione non violenta. Tanto per citare le competenze basiche che ci si aspetterebbe da chi opera in tale delicatissimo settore e che, per usare una metafora, senza la dovuta preparazione rischia di essere un elefante che si muove in un negozio di cristalli. 

Ciò non toglie che le modifiche contenute nel citato Ddl siano già molto.

Interventi normativi mirati, puntuali e stringenti, al punto che ci si aspetta di vederli presto trasformati in novella.

Sono modifiche processuali doverose e necessarie, cui le responsabilità politiche tutte non possono in alcun modo sottrarsi. Accantonando inutili strumentalizzazioni di partito, perchè il tema è trasversale, è drammaticamente sensibile e non deve conoscere segno politico o meglio l’unico segno di cui deve fregiarsi deve essere quello di una vera politica italiana del diritto alla famiglia, intesa come centro nevralgico ed essenziale per la crescita sana di ogni essere umano, fatta di amore, compassione, rispetto e sostegno costante e reciproco.  

Avv. Giorgia Venerandi

Resp. settore Scuola e tutela dei minori

COMUNICATO STAMPA

Caso Bibbiano, Konsumer dice la sua: basta strumentalizzazioni politiche,

il problema è vuoto normativo.

Vuoto normativo, procedura giudiziaria di affidamento fallace, assenza di un iter stringente per la revoca della patria potestà e l’affidamento ad apposite strutture di accoglienza. In questi tre punti è incentrata, a detta di Konsumer Italia, la vera tragedia che ha generato lo scandalo di Bibbiano, che ha scosso le coscienze della penisola e scatenato le solite infauste strumentalizzazioni politiche.

Il problema, secondo Konsumer, è scaturito essenzialmente dal vuoto normativo esistente nel nostro sistema, per cui sono i servizi sociali, ai quali i giudici si affidano per l’istruttoria del procedimento di interruzione di patria potestà, a stabilire la capacità genitoriale delle persone. Assistenti sociali per i quali NON esiste un albo nazionale e che per fornire un giudizio di tale entità, che coinvolge il futuro di un intero nucleo familiare, non hanno, precipuamente, una formazione trasversale in materia di diritto di famiglia, psicologia dello sviluppo, psicologia sociale ecc. Non v’è alcun atto di accusa o pregiudizio nel lavoro dei servizi sociali, che certamente, per la stragrande maggioranza, lo svolgono in coscienza e con zelo. Tuttavia, Konsumer Italia ritiene che sia importante puntare su una formazione ad hoc per questo ruolo oggi al centro dei riflettori, un ruolo che deve trovare una collocazione più qualificata e specifica.

«Ciò che è emerso in questi anni, e non è la prima volta (qualcuno ricorderà lo scandalo del Forteto?) è una grandissima problematica inerente le procedure di affido – spiega l’Avvocato Giorgia Venerandi, responsabile scuola e tutela dei minori di Konsumer Italia- Non esiste ad oggi un iter stringente, né la possibilità di impugnare i provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria e, dulcis in fundo, le parti coinvolte nella decisione (i genitori e i minori) non sono rappresentate e adeguatamente tutelate. Ad oggi, pertanto, il procedimento dell’affido dei minori è al di fuori dei principi costituzionalmente garantiti del giusto processo ed è essenziale riformare la materia».

A tal proposito, sorprende come il DDL sulla materia, recentemente presentato della Senatrice Presidente della Commissione bicamerale per l’Infanzia, Licia Ronzulli, abbia avuto così scarsa eco mediatica, nonostante la sostanziale bontà del provvedimento. Forse perché oggi rende di più parlare del “partito di Bibbiano” che della tutela degli innocenti?