
Calamità naturali, il Gruppo Unipol scende in campo.
Un quadro preoccupante di mutamenti climatici che tende al peggioramento, con pesanti ripercussioni di tipo economico.
Proposte dal mondo assicurativo per una partnership pubblico-privato.
Di Alessandra Schofield
Il Gruppo Unipol ha deciso di attivarsi per promuovere la diffusione di una cultura del rischio presso le Pubbliche Amministrazioni, il mondo imprenditoriale ed i cittadini, al fine di ridurre i danni da calamità naturale grazie ad un aumento della prevenzione sul territorio, contribuendo inoltre ad elaborare proposte percorribili a tutelare sotto il profilo economico i soggetti colpiti dalle catastrofi naturali.
Secondo i dati Unipol, il 90% delle imprese coinvolte in un evento catastrofale che rimangano inattive per una settimana, è destinato a fallire entro un anno e, come sottolinea il Gruppo assicurativo Lattuale sistema italiano non prevede laccantonamento di riserve per far fronte agli eventi catastrofali e ciò determina il fatto che le risorse necessarie per sbloccare gli indennizzi debbano essere individuate di volta in volta. Unipol, che afferma di starsi dotando di strumenti di previsione e analisi che permettano di assumere questo tipo di rischi sostenendo i soggetti colpiti senza mettere in pericolo la solidità aziendale, inizia quindi un percorso nel quale mettere a disposizione le proprie conoscenze tecniche. Il primo step è rappresentato da un dossier Unipol per il clima. Il cambiamento climatico e il ruolo delle assicurazioni in Italia, pubblicato lo scorso 22 giugno e disponibile sul sito della Società.
Il quadro generale
Secondo le proiezioni climatiche contenute nel Quinto Rapporto di Valutazione dellIpcc (Intergovernmental Panel of Climate Change, cioè lorganismo Onu nato 1988 allo scopo di studiare il riscaldamento globale) alla fine del secolo si riscontrerà un aumento della temperatura media globale compreso tra 1,5 e 4,8°c rispetto ai livelli attuali, dellinnalzamento del livello medio globale marino compreso tra 26 e 98 cm e della frequenza e dellintensità delle precipitazioni estreme alle medie latitudini e nelle aree come il Mediterraneo. Ciò provocherà conseguenze soprattutto in alcune aree maggiormente vulnerabili in termini di riduzione di precipitazione in alcune zone e forte aumento in altre con notevoli ripercussioni su settori legati ad agricoltura, silvicoltura, pesca, turismo estivo e invernale e settore energetico, con importanti impatti anche sulla salute umana.
I mutamenti climatici in Europa
Ma, secondo quanto riporta lAgenzia Europea per lAmbiente (Eea), già nel decennio 2004-2013 si sono registrate importanti variazioni in Europa: la temperatura superficiale delle terre emerse si è innalzata di 1.3°C rispetto al livello preindustriale, con ondate di calore in aumento per durata media e frequenza; le precipitazioni sono diminuite nellEuropa meridionale, dove diminuisce la disponibilità di risorse idriche, ed aumentate nellEuropa settentrionale; i ghiacciai dellArtico, della Groenlandia e quelli alpini stanno fondendo.
La particolare esposizione dellItalia
LItalia rappresenta una delle aree più esposte a questi mutamenti climatici, con un aumento della temperatura media superiore a quello globale ed europeo. Mentre diminuisce la quantità di precipitazioni piovose, ne aumenta tuttavia lintensità aumentando potenzialmente i fenomeni franosi ed alluvionali, il dissesto del territorio, il degrado delle infrastrutture e delle strutture di qualsiasi tipo. Laumento della temperatura produce un maggior rischio di incendi. In generale, biodiversità ed ecosistemi naturali versano in stato di pericolo e numerosi settori delleconomia italiana potrebbero subire conseguenze negative per quanto riguarda la produttività agricola e peschiera; anche le attività turistiche potrebbero essere penalizzate. In particolare, vanno attentamente monitorate le aree montane alpine ed appenniniche, le aree nel bacino del fiume Po, alcune aree costiere dellItalia meridionale e insulare.
Vi sono poi gli interventi umani che, combinati con i mutamenti climatici, aumentano i fattori di rischio: la riduzione degli alvei fluviali a causa di una eccessiva urbanizzazione, pratiche agricole e forestali che facilitano lerosione superficiale del suolo ed i fenomeni franosi, il carente drenaggio delle strade.
Difficile farsi unidea dei costi
Sebbene nel nostro Paese non esista uno studio analitico dellimpatto economico dei cambiamenti climatici, alcune stime parlano di un costo tra i venti ed i trenta miliardi di euro e di unincidenza superiore allo 0,2% sul Pil. Il potenziale danno diretto atteso da alluvioni nel 2050 potrebbe attestarsi attorno a 1,6 miliardi di euro, senza considerare i potenziali impatti socioeconomici sulla
popolazione. In Italia l85% dei comuni e quasi 500 mila imprese si trovano su unarea ad alta criticità idrogeologica.
La proposta: una partnership pubblico-privato
Il modello di gestione esclusivamente pubblica dei danni catastrofali è dichiarato insostenibile dal 2012. Daltro canto, un modello puramente assicurativo sarebbe secondo Unipol inapplicabile in quanto il rischio di antiselezione (ossia il fenomeno per cui si assicurano solo i soggetti maggiormente esposti al rischio) e contemporaneamente lelevato rischio di azzardo morale (ossia il fenomeno per il quale i soggetti non assumono comportamenti virtuosi poiché non hanno i giusti incentivi per farlo), non rendono il modello sostenibile economicamente. Occorre quindi una partnership pubblico-privato, quale imprescindibile presupposto, nella quale lo Stato funga da riassicuratore assumendosi i rischi superiori a un dato livello di danno, consentendo alle compagnie assicurative eventualmente anche conglomerate in pool, ovvero consorzi, per condividere il rischio di alcuni eventi, espandendo così la capacità di assorbimento del sistema di assicurarsi a propria volta.