Dal ferro alla gomma? I treni costano troppo

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In tempi di crisi economica e di spending review la razionalizzazione del trasporto pubblico, specie quello ferroviario, non è più rinviabile, soprattutto se i 220 milioni di euro l’anno di contributo statale per la media-lunga percorrenza non bastano ad evitare una perdita di 60 milioni di euro (nel 2013) a Trenitalia.

L’incontro Integrazione treno e bus: una strategia di politica della mobilità in tempi di spending review, organizzato dall’Anav (Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori) martedì 11 novembre  a Roma (presso il Residence Ripetta) è servito proprio a mettere in luce le inefficienze dell’attuale sistema ferroviario (che prevede la presenza di servizi a mercato e di un servizio universale contribuito dallo Stato), oltre ad elaborare proposte virtuose sulla base di uno studio commissionato da Anav al Politecnico di Milano.

Alla presenza, tra gli altri, del Presidente di Anav Nicola Biscotti, del Direttore Generale per la Concorrenza AGCM Andrea Pezzoli, del Vice Ministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini, del Presidente di Asstra (Associazione delle Aziende di Trasporto pubblico locale) Massimo Roncucci, del Segretario Nazionale Filt/Cgil Alessandro Rocchi, il Prof. Paolo Beria ha presentato una ricerca ricca di spunti interessanti, a poco più di un mese dalla scadenza del contratto di servizio pubblico siglato da Trenitalia e il Ministero dei Trasporti per il quinquennio 2009/2014 (che verrà prorogato di 12 mesi). Mentre negli ultimi anni l’offerta di Lunga Percorrenza (LP) a mercato ha avuto una crescita costante (+13% nel periodo 2008/2013), i servizi sussidiati hanno subito una flessione costante della domanda (- 48% dei passeggeri, 25% di carico medio dei treni; dal 2009 al 2012) in parallelo con la riduzione/razionalizzazione dell’offerta (- 50%), in particolare per i servizi notte. E nonostante la riduzione dei costi totali nel periodo in esame (- 19% tra il 2009 e il 2012), dovuta ad una maggiore riduzione dei chilometri effettuati, si assiste ad un costante aumento dei costi unitari (27,7 /treno km nel 2012, con una crescita del costo del posto a km da 4,5 a 7,3 cent).

Lo studio del Politecnico, nelle sue conclusioni, sottolinea la necessità di sostituire le tratte ferroviarie dove vi siano poca domanda e scarse relazioni intermedie (Es.: Bolzano-Roma, ) con servizi su gomma: un bus costa 2,5 /km contro i 27,7 del treno (anche se questa cifra è stata contestata dal Dott. Proto del Gruppo Arriva; lo stesso Prof. Beria denuncia inoltre l’impossibilità di reperire molti dati inerenti alla domanda). Tra le altre proposte: separare i servizi regionali da quelli a lunga percorrenza, limitare i sussidi statali alle periodicità più deboli, mettere in gara tutti i servizi del contratto di servizio. Dalle simulazioni proposte si trarrebbe un risparmio del 21%.

Se l’affidamento del servizio a gare d’appalto trova tutti d’accordo, sul diritto alla mobilità sorgono alcune perplessità: «Ci convince poco l’idea del trasporto su gomma per i collegamenti diurni e nelle aree urbane» – commenta il Segretario della Filt/Cgil, Rocchi. «Si scelga un sistema di concorrenza, avviando un ragionamento complessivo sul governo della mobilità – aggiunge il Presidente di Asstra, Roncucci – che non deve solo essere visto in termini di costi, ma come offerta alle persone che vogliono muoversi».

È proprio sul servizio da offrire ai consumatori che Konsumer Italia intende vigilare: come si concilia il ritorno alla gomma con l’ecosostenibilità e con la garanzia di un servizio di qualità per il cittadino? Se è vero che «far viaggiare i treni vuoti ha un costo» e che «a livello ambientale il ferro conviene dai 400 passeggeri in su» ? come dichiarato dal Presidente dell’Anav, Biscotti – è altrettanto vero che urge una riforma complessiva dei trasporti che tenga conto delle singole realtà: «Abbiamo in cantiere la riforma del trasporto pubblico – annuncia l’On. Meta (Presidente IX Commissione Camera Deputati – Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) in cui verrà affrontata la questione del trasporto su ferro».

Gli fa eco il Vice Ministro alle Infrastrutture Nencini: «Ci sono pezzi del Paese scoperti e altri in cui alcune tratte non servono più. In 15-20 anni il panorama socio-economico è cambiato notevolmente, c’erano poli industriali da collegare che oggi sono dismessi. Bisogna rimettere le mani sul servizio collettivo, studiare casi di integrazione ferro/gomma ma senza isolare territori (penso alla Calabria) dove il contesto è già debole».

Siamo d’accordo con il Vice Ministro sull’attuare una riforma generale dei trasporti, in primis del servizio collettivo, ma riteniamo anacronistica la proposta di un ritorno alla circolazione su gomma.

Certo, in alcune tratte non urbane e nelle fasce notturne l’utilizzo dei bus potrebbe risultare una soluzione efficiente, ma l’idea di servirsene per i collegamenti delle grandi città, specie di giorno, sarebbe un errore: senza corsie preferenziali e apposite aree di sosta la mobilità urbana verrebbe appesantita dal traffico, con un abbassamento della velocità media e una penalizzazione per i cittadini residenti. Senza menzionare i problemi inerenti alla sicurezza stradale, che annovera nelle statistiche un numero di incidenti sensibilmente maggiore a quelli che si verificano negli spostamenti su rotaia (determinando costi sociali altissimi). Infine, ma non meno trascurabile, la questione ambientale. Come ricordato sulle nostre pagine dal Presidente di FCS – Fondazione Consumo Sostenibile, Paolo Landi (componente del gruppo di lavoro dell’Unione Europea sull’energia, già Segretario Generale e fondatore di Adiconsum, ex Segretario Nazionale della CISL): «L’Europa ha stanziato 7 miliardi di euro per il “trasporto verde” e, come al solito, l’Italia non riuscirà a spenderli. Dobbiamo investire sulla mobilità elettrica, se ne ricaverebbe un vantaggio economico e occupazionale, oltre ad un incremento della disponibilità energetica del Paese». Konsumer Italia auspica che l’appello del Presidente Landi venga ascoltato dalla politica, che ha il diritto/dovere di razionalizzare gli sprechi e le inefficienze, ma sempre nel rispetto dei cittadini e dell’ambiente. Va bene l’integrazione ferro/gomma, ma deve essere studiata caso per caso per ogni singola realtà. Nel frattempo, per dirla con le parole di Paolo Landi, «mettiamoci subito al lavoro per fare auto e ciclomotori elettrici, altrimenti dovremo andare a comprarli in Cina!».