Il GOVERNO METTE LE PRESUNZIONI SUI CONTI CORRENTI

Approvato l’emendamento al decreto fiscale 193/2016 sul tetto ai prelievi dai conti correnti superato il quale arriva il controllo dell’Agenzia delle Entrate.
Il Governo dopo il recente terremoto che ha colpito l’Italia Centrale si è trasformato in costruttore di tetti. Il tetto tuttavia non riguarda gli immobili danneggiati bensì i prelievi dai conti correnti; una volta superato il limite consentito dei prelievi giornalieri o mensili scatta il controllo fiscale.
Ogni imprenditore, dipendente o risparmiatore dovrà fare i conti, a partire dal 15 novembre 2016 data di entrata in vigore dell’imposizione, con i nuovi limiti di prelievo; il contribuente dovrà quindi organizzarsi per documentare (non si sa mai) ogni spesa o impiego di denaro poiché in caso di superamento del “tetto” potrà subire indagini da parte dell’Agenzia delle entrate.
Il tetto di prelievo, da non superare, è stato fissato in 1.000,00 euro al giorno o in 5.000,00 al mese e rappresenta un limite numerico alle operazioni sul proprio conto oltre il quale scatterà automaticamente una presunzione di “nero.
In tal caso, operando la presunzione di nero, il contribuente sarà tenuto a pagare le imposte, le sanzioni, la mora, gli interessi e gli aggi sulle somme considerate “evase” a meno che non riesca a dimostrare il contrario. Il solito rovesciamento dell’onere della prova che appare del tutto ingiustificato con i potenti strumenti già a disposizione del fisco (che già controlla tutto) e che rischia di costituire un vero e proprio incubo per contribuenti e risparmiatori. 
Il superamento del tetto fa dunque scattare una “presunzione” contraria al contribuente, che consente sempre la prova contraria la quale però può essere di difficile reperimento ed in ogni caso impone dei pesanti oneri di archiviazione sull’utilizzo dei propri soldi. Si va dunque ad intaccare ulteriormente quella che sembra essere sempre più schiavitù fiscale e sempre meno libertà di azione imprenditoriale e del cittadino risparmiatore al quale la giurisprudenza già ora non risparmia gli accertamenti bancari da parte del fisco. I nuovi limiti non si applicano però ai professionisti per i quali la ciambella di salvataggio è costituita da una sentenza della Corte Costituzionale che li esclude da questo regime ma si applica indistintamente a tutti gli altri.
Il nuovo limite ai prelievi sui conti correnti è giustificato dall’intento del Governo di arginare il fenomeno del «nero» e dell’evasione fiscale ma a fare le spese della novità inserita nel Decreto Fiscale 193/2016 saranno come al solito i cittadini per i quali, per prelievi superiori alle cifre indicate, sarà necessario tenere in ordine le pezze giustificative per non incappare nelle sanzioni.
Non basta dunque alla Agenzia delle Entrate di avere già la possibilità di accedere direttamente al controllo dei conti correnti con le indagini bancarie né di utilizzare come fatto fino ad oggi la normativa sulla tracciabilità dei pagamenti che già prevedeva un limite massimo per l’utilizzo del contante nella misura di 3.000 euro. Con l’ultima novità in materia i limiti si fanno invece più stringenti e per i cittadini è in arrivo una nuova stretta relativa all’utilizzo del proprio denaro.
Cosa potrà dunque accadere in caso di superamento del limite? I contribuenti che cadranno sotto l’attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate per il superamento delle soglie mensili o settimanali potranno vedersi trasformare il prelievo in ricavo e quindi applicare una tassazione sull’importo prelevato (oltre sanzioni). Infatti, tutte le volte in cui le cause del prelievo o del versamento in banca non potranno essere dimostrate al fisco, l’Agenzia delle Entrate potrà presumere che, dietro l’operazione, si nasconda un’attività in nero e quindi sarà legittimata a recuperare a tassazione il reddito “evaso”. Superato il limite di prelievo, da considerare come una franchigia, l’Agenzia delle Entrate avrà a disposizione un bazooka contro il contribuente per sottoporre a tassazione due volte la stessa somma. Due esempi concreti:
Caso A) Un cittadino versa 1000 euro sul conto corrente e lo stesso giorno preleva la stessa somma per effettuare una spesa; il fisco potrà contestare il nero per 2.000,00 a meno che il contribuente possa dimostrare come ha usato il suo denaro.
Caso B) Il cittadino versa mensilmente sul conto 10.000,00 euro ma supera la franchigia sui prelievi di 5.000,00 euro mensili perché ad esempio avrà prelevato nello stesso mese 7.000,00 euro; anche in tal caso il fisco contesterà sicuramente 7.000,00 euro di nero.
Non c’è infatti da fidarsi di alcune personali interpretazioni di coloro che sostengono che tale “recupero a tassazione” avverrà solo per le somme eccedenti la franchigia e quindi nel caso A) per 1.000,00 euro di nero contestato e nel caso B) per 2.000,00 euro di nero.
Del resto di fronte alla dimostrata e chiara ingordigia del fisco nessuno può dirsi al riparo. E nulla vieta al fisco, infatti, una volta superata la soglia, di applicare la presunzione sia sull’intero ammontare dei prelievi e cosa ancora più agghiacciante, sia su tutte le operazioni sul conto costituenti la somma di prelievi e versamenti. E quindi, ritornando ai precedenti esempi, nulla vieta al fisco di contestare al contribuente nel caso A) 2.000,00 euro e nel caso B) 17.000,00. Con l’inevitabile corredo di sanzioni, mora, interessi ed aggi.
Un bell’esempio di Fisco amico.
Avv. Orlando Navarra
Resp. Naz. Contenzioso Fiscale