Il WHISTLEBLOWING, questo sconosciuto.

Il 22 ottobre 2015, si è tenuto una interessante tavola rotonda nella Sede della RAI di Viale Mazzini 14, promosso dall’Università di Tor Vergata, per la presentazione del nuovo Master in Anticorruzione a cui abbiamo assistito.

Dopo il benvenuto da parte del Presidente della Rai Monica Maggioni e del Rettore dell’Università di Tor Vergata Giuseppe Novelli, hanno dato il loro contributo al dibattito il Presidente ANAC Raffaele Cantone e rappresentanti delle Forze dell’Ordine, di una Procura della Repubblica, della Banca d’Italia, dell’ABI, della  Corte di Cassazione, della Consob e della stessa RAI.
Tutti sono stati concordi  nel ribadire che manca una “cultura” sul fenomeno della corruzione, e che occorre cominciare dalla scuola (e università)  per cercare di prevenire la corruzione quale “peccato sociale”.

Prevenzione, e conseguente presa coscienza, che si può ottenere anche cercando di tutelare e incentivare chi segnala reati nell’interesse pubblico, quale la corruzione:  utilizzando quindi uno strumento legale,  il  “WHISTLEBLOWING”, già collaudato da anni nei Paesi Anglosassoni.

Il whistlebower(soffiatore nel fischietto) è il è il lavoratore che, durante l’attività lavorativa, rileva e segnala una possibile frode, un pericolo o un altro serio rischio che possa danneggiare clienti, colleghi, azionisti, il pubblico o la stessa reputazione dell’impresa/ente pubblico/fondazione.

Questo perché è evidente come i primi in grado di intuire o ravvisare eventuali anomalie all’interno di un`impresa, di un ente pubblico o di un`organizzazione sono spesso coloro che ci lavorano e che sono in una posizione privilegiata per segnalare queste irregolarità (non per niente il personale viene ritenuto la risorsa più pregiata ma nel contempo la più pericolosa). Indipendentemente dalla gravità o meno del fenomeno riscontrato, molto spesso i dipendenti non danno voce ai propri dubbi per pigrizia, ignoranza, egoismo ma, soprattutto, per paura di ritorsioni (se non addirittura del licenziamento) o per la frustrazione di non vedere un seguito concreto e fattivo alle proprie denunce, quando poi l’illecito non viene del tutto sottovalutato e considerato una normalità, vivendolo quindi con una sorta di connivenza silente.

Una legge per l’istituto del whistleblowing offrirebbe anche in Italia una tutela legale per i lavoratori che denunciano le irregolarità: una proposta di Legge esiste già (C. 1751 – Businarolo), presentata il 30 ottobre 2013,  con primo esame in II Commissione il 19 maggio 2015. Pur nella completa disamina, poiché la materia viene ritenuta “estremamente delicata”, sono state richieste “alcune audizioni….!!!”.

I fatti recenti (Roma Capitale, scandalo ANAS, etc.) portano a ritenere che non si tratta di mancanza di cultura del fenomeno: solo questi ultimi eventi dovrebbero spingere il legislatore ad evitare temporeggiamenti mascherati da “audizioni” facendo diventare Legge una proposta ferma da oltre due anni che certamente contribuirebbe ad accrescere la cultura del fenomeno.

“Pensare male è peccato, ma a volte ci si azzecca…”  era solito dire un passato statista, quello che sorprende è che anche nel caso di una accelerazione del processo legislativo, in questo paese la coscienza critica del cittadino sia sempre meno propensa ad essere espressa pubblicamente, a far prevalere quella che dovrebbe essere l’educazione civica che rende consapevole ognuno di noi che il danno alla collettività è un danno ad ogni cittadino, prevale il girarsi dall’altra parte, il mettere sotto la sabbia la propria testa, e allora ben venga la legge sperando che non sia un altro articolo pronto ad essere infranto consapevoli che difficilmente qualcuno subirà conseguenze all’averlo violato.

Antonio Caricato
Vice Presidente Konsumer Italia
Capo Dipartimento Banche