NEO-WELFARE, IL RAPPORTO DI ASSIMOCO PER LA FAMIGLIA 2.0

Konsumer: integrazione pubblico-privato per proteggere i consumatori

È stato presentato questa mattina il Rapporto 2015 del Gruppo Assimoco, intitolato: “Un Neo-Welfare per la Famiglia 2.0 – Cooperare e proteggere i bisogni della società reale”. Il Gruppo Assimoco, leader nell’offerta di soluzioni assicurative all’interno del mondo cooperativo, per il secondo anno consecutivo ha promosso un rapporto sul Neo-Welfare in Italia, che si è focalizzato sulla famiglia quale soggetto chiave attorno a cui si declinano le scelte di consumo, di risparmio, di investimento e di copertura dei rischi. A Roma, presso la Camera dei Deputati – Sala del Refettorio, sono intervenuti Ruggero Frecchiami (Direttore Generale Assimoco), il prof. Nadio Delai (Presidente della società di ricerche Ermeneia che ha collaborato alla realizzazione del Rapporto), Maurizio Gardini (Presidente di Confcooperative), il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, e tanti operatori di cooperative, onlus ed istituti di credito cooperativo che svolgono quotidianamente un lavoro enorme al servizio dei cittadini più bisognosi.


E proprio di “moltiplicazione dei bisogni e delle situazioni di povertà” in relazione alla “frammentazione delle tipologie di famiglie” ha parlato il prof. Delai: «Mentre l’Istat ha contato 11 tipologie di famiglie, noi ne abbiamo calcolate ben 21 (dalle coppie con figli a quelle senza figli, dalle unioni di fatto agli anziani, dalle famiglie mono-genitoriali ai figli che se ne vanno di casa, ma non sono del tutto autonomi, alle famiglie allargate, ai padri separati, etc.). Questo comporta un aumento dei bisogni, che vengono spezzettati e ridefiniti. Siamo in transizione sul welfare – continua Delai – da un lato dobbiamo essere affezionati al welfare pubblico, ma dall’altro dobbiamo integrarlo con ciò che non riesce più a sostenere. Il neo-welfare è un percorso processuale, bisogna costruirlo insieme, con pazienza».


Entrando nel merito del Rapporto Assimoco, risulta che nel periodo 2011/2014 le famiglie italiane abbiano sofferto facendo registrare un -6,4% di spesa per i consumi, un -5,1% di spesa mensile e un -8,5% della ricchezza. Tuttavia, Delai osserva come in Italia si stia verificando un “processo di metabolizzazione attiva della crisi” che (pur constatandone la percezione negativa nell’80% degli intervistati) ha suscitato “una reazione positiva” da parte degli Italiani: «La capacità di reazione delle famiglie è aumentata, cresce la sensibilità nei confronti dei rischi che possano presentarsi nel futuro (morte/invalidità del capo famiglia, perdita del lavoro, etc.); però se la percezione del rischio raggiunge il 55%, una copertura assicurativa adeguata non è ancora sufficiente (18%)». Ciò è da attribuirsi alla lontananza relativa degli Italiani dalle assicurazioni, un fenomeno radicato nella nostra tradizione che tuttavia «sta mutando, come l’antropologia assicurativa degli Italiani – prosegue il professore – che chiedono piani assicurativi personalizzati. La crisi ha insegnato ad affrontare il problema dell’assicurazione e della protezione dai rischi, persino a proiettare sui propri figli la possibilità di dover risolvere problemi come la mancanza del lavoro. Finora la capacità delle compagnie di interpretare i bisogni è stata inadeguata, ora si è aperta una breccia: bisogna ricomporre l’offerta assicurativa, capitalizzare la disponibilità delle famiglie a trattare il rischio ricomponendo le loro multi-necessità attraverso piani familiari ad hoc. Sono 9/10 milioni di famiglie della classe media che vanno accompagnate, affiancando un welfare privato, sociale a quello pubblico».


Di un “ruolo cruciale dei distributori” per “aumentare la consapevolezza e la cultura della protezione dei cittadini” ha parlato anche il Direttore Generale di Assimoco, Ruggero Frecchiami: «Va creato un processo continuo di sviluppo di nuovi prodotti e servizi, un network socio-assistenziale per il welfare familiare. Come Assimoco abbiamo adottato iniziative interne, per migliorare la cura, lo sviluppo e la protezione dei nostri collaboratori, trasformando dal 1° maggio i contratti di lavoro a tempo determinato in tempi indeterminati, inoltre abbiamo creato uno sportello aziendale di certificazione finanziaria. La sfida del welfare richiede una risposta sistemica: si deve cooperare per proteggere, integrando organicamente gli sforzi tra i diversi operatori».


Sul tema della precarietà ha insistito anche il Ministro Poletti: «È stato uno dei portati maggiori della crisi che in sette anni ha causato paura, incertezza del futuro, segnando profondamente i comportamenti individuali dei cittadini. Tanti giovani non ricordano nemmeno come si viveva prima. Ora è necessario ricostruire certezze: l’assicurazione è una risposta, come lo è avere un contratto a tempo indeterminato. Ricomporre un senso di comunità con la giusta relazione tra diritti e doveri, dare informazioni corrette, creare una pluralità di opportunità e di forme: il “pubblico” deve garantire degli assi portanti in equilibrio con il mercato, per permettere al cittadino di scegliere liberamente».


L’integrazione tra soggetti pubblici e privati per offrire ai consumatori prodotti innovativi nel campo assicurativo (dalla protezione alla persona, alla casa, alla vita professionale, fino a giungere al delicato aspetto dell’assistenza e della cura), è l’obiettivo che Konsumer Italia sta portando avanti da tempo: «Ormai lo Stato non riesce più a farsi carico di tutti gli oneri e le spese – commenta il Presidente di Konsumer Fabrizio Premuti – Noi come Associazione dei Consumatori stiamo cercando di creare delle “reti” tra istituzioni pubbliche, operatori privati votati al sociale con esperienze pluriennali nel settore cooperativo e consumatori nell’interesse dei cittadini più bisognosi, al fine di non lasciarli soli e senza protezioni». In tal senso, Konsumer Italia concorda con il Ministro del Lavoro che bisogna investire in benessere, salute e sicurezza sociale per far sì che il “valore” di un servizio piuttosto che di un’attività riacquisti il giusto peso rispetto al “prezzo”.


In conclusione, non possiamo che sottoscrivere la denuncia del Presidente di Confcooperative Maurizio Gardini: «Il welfare non è un business – ha dichiarato nel suo intervento ? Qualche speculatore l’ha vista così e ha dato vita a prassi patologiche che non hanno nulla a che fare con la cooperazione». E l’abbiamo visto recentemente con i casi giudiziari che hanno riguardato anche il mondo delle cooperative. Per cui Konsumer Italia si impegna a vigilare assieme agli attori del sociale per creare barriere all’ingresso in modo da evitare speculazioni da parte di chi vuole entrare nel welfare solo per fare business. «Banche, farmacie, cooperazione sociale e di medici offriranno servizi di welfare – conclude Gardini ? Dobbiamo lasciare i territori liberi di esprimersi nella capacità di autorganizzazione dei cittadini. Trenta anni fa da un’utopia possibile sono nate le cooperative sociali che oggi erogano servizi di welfare a 6.000.000 di famiglie».

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