Ad inizio febbraio del 2021 avevamo assistito a un duro attacco al vino italiano ed europeo, dove con il piano d’azione “Europe’s Beating Cancer Plan” della Commissione Europea, si voleva introdurre il principio secondo il quale qualsiasi quantitativo di alcool assunto sia da considerare pericoloso e dannoso, a prescindere dalla tipologia di bevanda alcolica ingerita.
In poche parole, ciò che si intendeva trasmettere al consumatore finale era lo sconcertante messaggio che vede la bottiglia di vino paragonata ad un pacchetto di sigarette. Prendendo in considerazione questo principio, la Commissione Europea intendeva raccomandare l’adozione di claim allarmistici da integrare nell’etichetta, proprio come quelli che (giustamente) scoraggiano un tabagista a perseguire il vizio del fumo.
Un’ulteriore quesito si poneva anche sulla scorretta comparazione – dal punto di vista salutistico – del vino ad altri prodotti alcolici, soprattutto quelli con maggior gradazione alcolica. A differenza dei paesi nord-europei, dove esistono numerosi casi di binge-drinking causati dallo smodato uso di distillati e superalcolici, il vino è un prodotto cardine di molte culture mediterranee, che se consumato con moderazione, può essere inteso a supplemento della dieta mediterranea.
A distanza di un anno, la commissaria europea alla Salute (la cipriota Stella Kyriakides) intervenendo in sessione plenaria a Strasburgo durante il dibattito sul piano europeo per la lotta contro il cancro, ci ha tenuto a precisare che «non c’è alcuna intenzione di prendere di mira una cultura gastronomica», affermando che il lavoro della commissione sarà basato esclusivamente su dati scientifici. «L’Europa – continua la commissaria – ha il livello più elevato di consumo di alcol al mondo, un comportamento che può causare diversi tipi di cancro, ecco perché abbiamo incluso un chiaro obiettivo nel nostro piano per raggiungere una riduzione di almeno il 10% nel consumo di alcool.»
Nel corso delle ultime settimane si sono moltiplicati gli appelli al mondo della politica affinché ci si mobilitasse contro decisioni a livello europeo in grado di recare un grave danno all’intero comparto vitivinicolo del Vecchio Continente. Infatti il Rapporto BECA (Special Committee on Beating Cancer) non tiene conto di tutte le evidenze scientifiche in base alle quali pur essendo necessario promuovere un consumo responsabile, non si può affermare con certezza l’assenza di un livello di sicurezza nel consumo di alcol.
Tutto ciò naturalmente ha agitato non poco le acque, ma fortunatamente si è creato un fronte comune dei vari parlamentari italiani, compatti nel raggiungimento di un equilibrio più stabile; cercando anche di preservare i grandi sforzi portati avanti negli ultimi anni finalizzati a tutelare le eccellenze vitivinicole europee, ma soprattutto italiane.
Secondo quanto riportato da Micaela Pallini, Presidente di Federvini, la componente italiana è stata determinante affinché passassero le seguenti modifiche ai vari emendamenti:
• una netta distinzione tra l’assunzione moderata e abuso di alcol, rivedendo l’affermazione che intende negare l’esistenza di un “livello sicuro” associato alle bevande alcoliche;
• l’introduzione di un chiaro riferimento al “consumo dannoso” di alcool come obiettivo della strategia di contrasto al cancro;
• l’opportunitàà di inserire messaggi in etichetta legati al consumo responsabile, in alternativa a messaggi allarmistici sul rischio per la salute (in stile e caratteri simil “pacchetto di sigarette”)
Al termine delle discussioni, la situazione viene ben riassunta nelle parole di Vittorio Cino, Direttore Generale di Federvini: «Non si tratta solo di proteggere un comparto che rappresenta il pilastro del made in Italy agroalimentare, ma contrastare una deriva culturale che rischia di danneggiare non singoli prodotti, bensì un modello culturale e uno stile di vita fatto di socialità, convivialità, tradizione, storia, e improntato a quel modello di dieta mediterranea che il mondo ci invidia e che la scienza richiama sempre come ideale da percorrere per una sana alimentazione. Puntiamo sulla educazione e responsabilità.»
In conclusione, la strategia europea finalizzata a rafforzare ulteriormente le azioni di cura e prevenzione del cancro è assolutamente condivisibile, visto che ad ogni modo, il consumo (eccessivo) di alcool è indiscutibilmente un fattore di rischio; ma ciò che realmente deve essere messo in risalto da queste discussioni europee, è la necessità in futuro di porre una netta distinzione tra “uso” e “abuso” di alcool.
L’attenzione massima deve essere sempre riposta nel cercare di creare meno confusione possibile nel consumatore finale, cercando contemporaneamente di non estremizzare situazioni, limitazioni o provvedimenti che – ovviamente – non possono essere applicate in egual misura per tutti i consumatori europei.
Riccardo M. Mazzoni
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Responsabile Settore Agro-Alimentare ed Enologico Konsumer Italia