É giusta la sospensione della pubblicità sull’offerta legale ai pazienti presunti vittime di malasanità?

La pubblicità che offre la possibilità di rivalersi verso la presunta malasanità ha il suo punto di forza nell’offerta a costo zero o quasi. Anche se la RAI ha aderito all’appello degli Ordini dei Medici, si tratta di “moral suasion” che non risolve il problema.

Basta aprire l’argomento malasanità su qualsiasi motore di ricerca sul web per comprendere la dimensione del fenomeno.
I medici sono spaventati e i cittadini sfiduciati nella sanità e disorientati nelle scelte.

Questa situazione, purtroppo, induce i medici a operare con la “medicina difensiva”, che si realizza con eccessi di esami diagnostici, terapie ridondanti e/o omissioni di procedure rischiose.

TAC non necessarie intasano i servizi di radiologia ed espongono i pazienti a radiazioni inutili; con gli antibiotici prescritti quando non sono necessari si rischiano reazioni allergiche ma soprattutto si selezionano germi multiresistenti.

Oltre ad una ricaduta inevitabile sui costi ma soprattutto sugli sprechi del sistema sanitario, c’è quindi anche un possibile danno sul singolo cittadino.
Come ovviare a queste anomalie oltre a fare una poco incisiva campagna “pubblicitaria”, che da una parte potrebbe essere mossa da interessi corporativi, dall’altra ha scarsa incidenza su chi è convinto “a priori” di essere vittima di un errore risarcibile?

Proviamo a fare chiarezza sul problema:
In Italia ci sono circa 300000 cause pendenti per responsabilità sanitaria e ogni anno si aprono circa 35600 nuovi procedimenti, in gran parte contro i medici.
Il numero dei medici in Italia è circa 239.000 nel 2016 secondo Eurostat.
Di tutte le cause 95% delle cause penali e 70% delle cause civili si concludono con un nulla di fatto. 
Vista l’alta incidenza di conflittualità, per cui più di uno su 10 di tutti i medici ogni anno riceve una richiesta di risarcimento oppure un avviso di procedimento penale.
E’ naturale che il variegato mondo degli avvocati e dei consulenti medici legali possa individuare tramite la pubblicità un nutrito mercato cui riferire le loro prestazioni.

A maggiore rischio sono i medici che vedono malati in gran numero (i medici di pronto soccorso), si occupano di malati gravi (medici ospedalieri), operano procedure rischiose (ortopedici, chirurghi, ginecologi), mentre le specialità ambulatoriali e i  medici curanti sono meno esposti ai contenziosi.

E’ ovvio che le specialità chirurgiche stentino a trovare candidati alla scuola di specializzazione, i pronto soccorsi non trovano medici da assumere in questi tempi di emergenza Covid e i medici, potendo scegliere, fuggano dagli ospedali.

I cittadini dovrebbero essere preoccupati di questi problemi e chiedersi seriamente come affrontarli nell’interesse e per il bene loro e di tutta la società.
La scienza medica, come ognuno sa, è una scienza probabilistica, basata sul beneficio e su rischio di un’azione o di una procedura sul singolo paziente.

Questa è la ragione fondamentale per la quale ogni atto medico può esitare in un EVENTO AVVERSO: un danno determinato dal trattamento medico (piuttosto che dalla patologia sottostante) che determini un prolungamento della degenza, oppure che abbia determinato una disabilità al momento della dimissione o entrambi (Harvard Medical Practice Study) come riportato nel sito.


Come evidenziato dalla figura riportata dallo stesso sito, non tutti gli errori sfociano in eventi avversi, per fortuna. Infatti errare è umano e così è anche in ambito sanitario e per questo motivo non è possibile eliminare gli errori. Ma se tutti gli errori provocassero eventi avversi, la medicina sarebbe un’attività pericolosissima per i pazienti e nessuno potrebbe esercitare una professione sanitaria perché non si potrebbe reggere l’impatto etico e legale delle conseguenze avverse, anche involontarie, del proprio operato.

Molto lavoro viene condotto continuamente per eliminare i possibili errori (si pensi alla procedura che obbliga al conto delle pezze utilizzate in sala operatoria), introducendo e standardizzando procedure di controllo sempre più rigorose.

D’altra parte, non tutti gli eventi avversi sono dovuti a errori: si pensi alle complicanze delle malattie o ai rischi delle procedure anche (per esempio anche una semplice TAC è una procedura gravata da rischi che vanno dalla reazione allergica alla insufficienza renale e il pericolo di una complicanza deve essere corso soltanto se il beneficio sopravanza il rischio).

La massima parte degli errori che sfociano in eventi avversi sono evitabili prevenendoli con procedure codificate, solo pochi, quindi sono dovuti a negligenza e quindi non prevenibili.

La mole di cause pendenti è rivolta verso gli eventi avversi, che rappresentano ciò che il paziente percepisce come danno ma che, come appare dalla figura non sempre sono causati da errori e solo poche di queste sono dovuti a negligenza.
Questo spiega l’alta percentuale di assoluzioni nelle cause sanitarie (95% delle cause penali e 70% di quelle civili).

In quale contesto legislativo si muovono gli avvocati che promuovono azioni contro i medici?
La legge 24/2017 (legge Gelli-Bianco) ha tentato un riordino del perimetro medicolegale delle cause per responsabilità sanitaria anche se con tanti interrogativi di natura giuridica sottolineati nelle sedi appropriate.

Una grande novità della legge deve essere evidenziata ai fini della soluzione non solo dei contenziosi, ma anche del miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie.

Questa è la specificazione ulteriore del riferimento alle LINEE GUIDA e l’istituzione del riferimento ufficiale delle linee guida (https://snlg.iss.it/?cat=3).
La pubblicazione delle linee guida italiane sicuramente rappresenta un sicuro punto di riferimento sia per i sanitari ai fini della qualità del loro operato, sia per i cittadini ai fini di promuovere azioni legali.

Per tale motivo come bisogna sanzionare l’operato dei sanitari che non si attengono alle linee guida, così la richiesta di risarcimenti deve essere soggetta a rivalsa automatica se viene dimostrata la corretta condotta sanitaria sulla base delle linee guida.

Dott.ssa Angelomaria Santoro