Fondi H2O. Intervista a Massimo Melpignano, Responsabile Banca e Finanza per Konsumer Italia.

Parliamo dei fondi H2O, perché sono titoli così particolari?

È normale che uno strumento finanziario abbia degli alti o dei bassi e che quindi possa procurare importanti guadagni ma anche ingenti perdite. La storia però dei fondi H2O, nelle varie versioni collocate, merita alcuni approfondimenti. Stiamo parlando di titoli molto brillanti che hanno realizzato delle performance assolutamente interessanti, tanto da spingere sempre più risparmiatori a trasferire i propri soldi su questi prodotti. Quanto è poi in seguito accaduto ha dell’incredibile.

 

Raccontaci cosa è successo.

A seguito dell’intervento dell’Autorità di Vigilanza Francese i fondi sono stati scorporati e sono stati così creati dei nuovi fondi illiquidi, mentre i fondi in precedenza acquistati hanno continuato a operare. Naturalmente per quanto riguarda i fondi illiquidi sono state realizzate delle perdite calcolate in svariati milioni di euro. Anche l’Italia, oltre alla Francia e alla Svizzera, è stata interessata da una vendita massiccia di questi prodotti in particolare la vendita è stata effettuata dalle principali banche italiane.

 

Non mi sembra ci sia stata notizia di questa operazione.

La stampa nazionale ha dato scarsissimo risalto a questa vicenda. Si contano infatti alcuni articoli del Sole24Ore, a quanto ci risulta unico quotidiano specializzato a essersi occupato con regolarità della vicenda e alcune sparute pubblicazioni su siti finanziari. Una particolare attenzione invece a questo tema è stata dedicata dal sito Soldi Expert gestito da consulenti finanziari indipendenti. Diversamente all’estero il caso è stato oggetto di grandissima attenzione soprattutto negli Stati Uniti dove a occuparsene è stato l’autorevolissimo Financial time. Anche in Francia la stampa locale ha seguito con grande attenzione la vicenda di risparmi di migliaia di persone.

 

Come mai in Italia quanto accaduto intorno ai fondi H2O non sta generando grande attenzione nonostante le grandi cifre di cui stiamo parlando? 

Le risposte possono essere molteplici. Da un lato una certa “assuefazione” ai crack finanziari, dopo le vicende vissute storicamente nel nostro Paese e da ultimo con le vicende delle Banche Venete e della illiquidità e della Banca Popolare di Bari. Ma a questo aspetto dobbiamo aggiungerne senz’altro un altro: a collocare il Fondo H2O sono state le principali Banche italiane, che sono anche grandi inserzioniste dei media. Questa può essere una chiave di lettura, forse un po’ maliziosa, o forse non lontana dalla realtà.

 

Cosa sta accadendo, nel silenzio della stampa, per i risparmiatori italiani?

Praticamente nulla, immobilismo più totale. Da parte di qualcuno si è invocata la possibilità di attivare una class action, anche se, la normativa italiana sotto questo aspetto non è molto confortante.

Di sicuro è possibile attivare una tutela individuale del proprio del proprio diritto. In particolare il consiglio che posso dare è quello di verificare se il proprio intermediario, cioè la banca attraverso la quale abbiamo acquistato questo prodotto, ha rispettato con correttezza tutte le regole oppure no.

Quello che posso affermare con certezza, e senza timore di essere smentito, è che nei casi che abbiamo esaminato sono risultate varie criticità.

Ad esempio nella profilatura Mifid non era stato dichiarato dal risparmiatore la conoscenza in fondi, e questo certamente crea un forte problema all’intermediario nell’aver venduto prodotti non conosciuti di cui il cliente non dichiarava la conoscenza o la precedente esperienza.

Altro aspetto rilevante che abbiamo riscontrato che in alcune raccomandazioni personalizzate veniva suggerito, pur venendo l’investimento riconosciuto come adeguato, una revisione dell’investimento in un arco temporale, revisione mai effettuata nonostante appunto la raccomandazione personalizzata resa dalla banca.

Certamente la prospettiva di avviare un giudizio non è allettante per chi ha già perso somme consistenti. Per quanto ci riguarda crediamo molto nella efficacia degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie. È possibile infatti che possa essere utilizzato il procedimento arbitrale presso l’Arbitro Consob, molto veloce ed estremamente economico. Questa è una strada che mi sento assolutamente di consigliare, nel caso ne ricorrano i presupposti. Peraltro secondo il regolamento dell’Arbitro Consob, il risparmiatore non è neanche obbligato a farsi assistere da un avvocato.

Per quanto ci riguarda, abbiamo già attivato i primi procedimenti e tra qualche giorno terremo la prima sessione di mediazione presso il conciliatore bancario e finanziario, altro strumento di mediazione con un regolamento diverso rispetto a quello dell’Arbitro Consob. Il consiglio che possiamo dare, nell’inerzia di chi fino a questo momento è stato alla finestra lasciando correre tempo prezioso, è di attivarsi immediatamente richiedendo alla Banca tutta la documentazione relativa all’investimento, e di verificare se i fondi venduti potevano essere venduti al risparmiatore in quella quantità e in quella modalità.

Silvia Magna e Avv. Massimo Melpignano