Olio EVO: quale trasparenza per il consumatore?

Roma, 25 febbraio 2022

La storia narra che nel 2015 “Il Salvagente” effettua analisi chimiche e organolettiche su 20
brand di Olio EVO. Nel 2016 Fabrizio Premuti pubblica sulla versione on line della rivista “Il
Salvagente” un articolo nel quale riporta gli esiti di un’inchiesta della TV Svizzera RSI intitolata
Lo scivolone degli extravergine” riferendo che nella trasmissione gli autori hanno
sottoposto ad analisi 12 bottiglie di extravergine, scoprendo che ben 6, dei quali 4
coincidevano con la precedente inchiesta de Il Salvagente, lo erano solo di nome e non di
fatto, perché all’esito di due prove organolettiche erano risultati semplici vergine.

Tra i 4 c’era anche una bottiglia della De Cecco. L’Azienda De Cecco immediatamente
sporge querela nei confronti degli autori della trasmissione e degli autori degli articoli
pubblicati sulla rivista “Il Salvagente”. Il procedimento penale si incardina innanzi alla Procura
di Chieti per il reato di diffamazione a mezzo stampa nei confronti degli autori della
trasmissione e si conclude con una sentenza del 3/4/2019 con la quale il GUP pronuncia
sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste.
Intanto, gli atti nei confronti degli autori degli articoli, Enrico Cinotti e Fabrizio Premuti,
vengono trasmessi a Roma per competenza territoriale e poi trasferiti, sempre per competenza
territoriale, a Bergamo, e poi di nuovo a Roma. Il G.U.P. di Roma con sentenza n. 1766/2020
del 30 novembre 2020 dichiara non luogo a procedere perché il fatto non sussiste nei confronti
di entrambi gli imputati. Ma dopo 4 anni e 3 Procure incaricate, la storia non è ancora finita.
Il provvedimento del GUP di Roma viene impugnato, e con sentenza n. 11054/2021 del 23
novembre 2021 la Corte di Appello di Roma ha posto la parola fine ad una vicenda giudiziaria
affermando che: “i due prevenuti, nell’articolo di stampa contestato hanno dato una notizia
vera”.

Ma quanto è costata alla giustizia questa querela della De Cecco? Il lavoro di ben tre
Procure, tre Uffici G.U.P., una Corte di Appello, Cancellerie, Segreterie, Ufficiali
giudiziari e tanti avvocati per accertare che il contenuto dell’articolo non è
diffamatorio.

Il 30 aprile 2021, “Il Salvagente” pubblica nuovi risultati dei panel test sull’olio extravergine di
oliva: “Il verdetto del panel test eseguito dal comitato di assaggio del Laboratorio chimico
dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli di Roma su 7 campioni di olio [su 15 analizzati]
che, alla prova organolettica, hanno riportato dei difetti e pertanto sono risultati appartenere
alla categoria degli oli di oliva vergini. Una bocciatura che non rappresenta un rischio di
salute per il consumatore ma di certo un problema per le sue tasche: acquistare un
extravergine significa pagare un 30-40% in più di un semplice vergine”.

Pochi giorni dopo, alla luce dei nuovi risultati, la Konsumer Italia ha contattato in via formale i
7 produttori di olio che dagli ultimi test del Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei
monopoli di Roma sono risultati essere oli di oliva vergine (De Cecco Classico, Colavita Mediterraneo tradizionale, Carapelli Frantolio, Coricelli, Cirio Classico, La Badia-Eurospin e il
Saggio Olivo di Todis) e propone loro di ripetere il test effettuando un prelievo a campione
direttamente nei loro stabilimenti.
Tali campioni, una volta raccolti saranno sigillati dal produttore e portati, dalla Konsumer Italia
all’analisi di un panel test organolettico, direttamente con la garanzia che la consegna al
laboratorio possa avvenire anche alla presenza del produttore.

Dopo mesi di tira e molla, ieri è giunta la risposta definitiva da parte di Assitol, che si
è dichiarata non disponibile a effettuare nuovamente i test, mentre Coricelli e Cirio
già da tempo hanno dimostrato la loro disponibilità.

Fabrizio Premuti, ha dichiarato: “Sono molto dispiaciuto per questo rifiuto che non va
nel verso della trasparenza, un conto è dire che ai consumatori ci si tiene ed un conto è
evitare, seppur per mille motivi diversi, un percorso comune tra imprese e consumatori. Ma
ormai sono anche abituato ai rifiuti di alcune industrie olearie. Da consumatore, certamente
tali comportamenti portano a influenzare le scelte d’acquisto” e in merito a De Cecco,
aggiunge: “Non rappresenta un vanto aver saputo con due giudizi penali di aver detto la
verità, sarebbe stata una conquista l’apertura di un canale di dialogo mirante all’individuazione
di falle, anche esterne come ad esempio la GDO, se ce ne fossero. Devo dar atto alla De
Cecco che è stata l’unica azienda a risponderci direttamente seppur per dire che
avrebbe concordato con Assitol l’eventuale percorso comune”.