Presentazione del Rapporto annuale 2017 ISTAT. L’Italia è un paese d vecchi?
Presentato oggi, mercoledì 17 maggio, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, il 25° Rapporto annuale 2017 dell’ISTAT che affronta il tema della struttura sociale attraverso le caratteristiche dei gruppi, descrivendo e interpretando i fenomeni da più punti di vista. Sebbene in molti passaggi si registrino piccoli segnali di positività vi sono tuttavia elementi che evidenziano forti criticità per i consumatori italiani e l’incapacità del Paese di offrire soluzioni. La capacità redistributiva dell’intervento pubblico è infatti in Italia tra le più basse in Europa e nel corso della recessione è aumentata meno che altrove mostrando la difficoltà del sistema welfare nel contrapporsi alle forze di mercato. La gran parte dell’azione redistributiva è attribuibile ai trasferimenti pensionistici che, nel caso di pensionati senza altra fonte di reddito, assicurano un reddito disponibile a persone con un reddito di mercato nullo, mentre un ruolo modesto è ricoperto
dai trasferimenti di sostegno al reddito quali gli assegni al nucleo familiare o i sussidi di disoccupazione.
Confermata l’emergenza sul piano della salute: per l’accesso ai servizi sanitari da parte dei cittadini influisce il non aver recuperato i livelli di reddito conseguiti prima della recessione. La quota di persone che hanno rinunciato a una visita specialistica negli ultimi 12 mesi, perché troppo costosa, è cresciuta tra il 2008 e il 2015 da 4,0 a 6,5% della popolazione; il fenomeno è più accentuato nel Mezzogiorno, sia come livello di partenza sia come incremento (da 6,6 a 10,1%).
Tra i gruppi sociali le diseguaglianze nelle condizioni di salute sono notevoli. Nel gruppo della classe dirigente tre quarti delle persone si dichiarano in buone condizioni di salute, mentre in quello più svantaggiato di anziane sole e giovani disoccupati la quota scende al 60,5%.
La spesa mensile per consumo, pari in media a 2.499 euro nel 2015, va da un minimo di 1.697 euro per le famiglie a basso reddito con stranieri a un massimo di 3.810 euro mensili per la classe dirigente. Tra le famiglie con minori disponibilità economiche pesano di più le spese destinate al soddisfacimento dei bisogni primari (alimentari e abitazione), mentre in quelle più abbienti sale l’incidenza di spese importanti per l’inclusione e la partecipazione sociale, destinate a servizi ricreativi, spettacoli e cultura e a servizi ricettivi e di ristorazione. L’invecchiamento della popolazione è uno degli aspetti demografici che contraddistinguono il nostro Paese nel contesto internazionale. Al 1° gennaio 2017 la quota di individui di 65 anni e più raggiunge il 22%. Anche la struttura per età degli stranieri mostra segnali di invecchiamento. Per leggere la versione breve http://www.istat.it/it/files/2017/05/FocusRapportoAnnuale2017.pdf