RIPARTENZA CON RINCARO

Lentamente si riesce a intravedere la luce alla fine del tunnel, incessantemente la campagna vaccinale procede per il suo corso ma sorprendentemente – anche dopo il tragico anno appena passato – le insidie per il consumatore non smettono comunque di presentarsi.

Sono ormai diversi mesi che assistiamo a una lenta ma inesorabile risalita dei prezzi per i prodotti alimentari, una silenziosa minaccia non sono all’economia nazionale e mondiale, ma anche alla food security, la quale deve rimanere incessantemente sotto controllo, per garantire stabilità alla ripartenza della “macchina sociale”. In una prima fase (febbraio-maggio 2020), l’esplosione della crisi pandemica ha provocato una forte caduta dei prezzi dei beni alimentari (con però un leggero sovrapprezzo sui prodotti freschi ortofrutticoli) ma a più di un anno di distanza la situazione sembra totalmente capovolta.

Secondo un rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite stilato dalla FAO (Food & Agriculture Organization), a trainare l’aumento dei prezzi sarebbe stato lo zucchero, a cui si aggiungerebbe anche un ritorno del segno più per i cereali. L’Indice dei prezzi di riferimento per i generi alimentari sarebbe in costante aumento addirittura da settembre 2020, coinvolgendo i prezzi di oli vegetali e, come già citato, soprattutto del settore ortofrutticolo.

L’Indice FAO sui prezzi dei prodotti alimentari ha raggiunto un valore medio di 120,9 punti nel mese di aprile, che costituisce un incremento dell’1,7% a marzo e del 30,8% rispetto al livello registrato nello stesso mese lo scorso anno. A tirare la volata sono state le quotazioni dei prezzi del frumento, incalzate da una vivace attività commerciale, a sua volta provocata dal clima secco che sta compromettendo le semine nel continente europeo. Il segno positivo è stato registrato anche per il mais, alimento fantasma di svariati processi produttivi, in risposta alle previsioni di un calo della produzione nell’Unione Europea e alla revisione al ribasso delle scorte di riporto negli Stati Uniti d’America.

I fattori che stanno determinando questo ciclico e periodico rialzo dei prezzi sono molteplici.

Guardando nel giardino di casa, riecheggia ancora il forte gesto dei coltivatori pugliesi che hanno riversato per strada quintali di ciliegie, come forma di protesta sul divario che esiste tra i prezzi d’acquisto e quelli finali di scaffale. Gesto che prosegue sulla scia dei pastori sardi di qualche anno fa, che stanchi e contrariati, decisero di inondare il nero asfalto con il bianco e puro latte dei loro bovini e ovini. Ma ancora, dimostrazioni più estreme, con un coltivatore di albicocche, che davanti alle telecamere ha letteralmente raso al suolo un albero ricolmo di frutti, sempre in segno di protesta.

Per quanto riguarda invece una situazione ancor più locale, facendo riferimento nello specifico ai confini laziali, noi di Konsumer Italia, abbiamo notato un andamento in controtendenza. Tramite le nostre sessioni di rilevamento prezzi condotte a caso in svariati punti della GDO presenti sul territorio regionale, siamo riusciti a tracciare un sensibile calo dei prezzi ma anche una stabile e continuativa linea coerente di prezzi invariati in molte classi merceologiche, come ad esempio pasta e olio di mais.

Su prodotti essenziali come latte, passata di pomodoro, omogenizzati, fortunatamente il prezzo si è quasi sempre attestato su valori accettabili e in linea con il segmento di mercato, discorso decisamente diverso per quanto riguarda i prodotti ittici e carne rossa. Discorso a parte va dedicato invece ai legumi, alimento che dalle nostre analisi risulta come il più altalenante di tutti, toccando punte massime di 5 euro al kilo per i ceci, ma anche minimi di 2,65 euro al kilo per i fagioli Borlotti.

Questa situazione che ciclicamente si ripresenta non giova a nessuno, né al produttore né al consumatore, ma con i grossisti che come sempre, qualcosa in tasca riescono sempre a infilarsi.

Per affrontare alla radice il problema dell’aumento e dell’instabilità dei prezzi è necessario riequilibrare il divario tra domanda e offerta, sia a livello globale che nei Paesi poveri, soprattutto dove l’insicurezza alimentare è particolarmente diffusa. La piccola agricoltura può giocare un ruolo chiave in tal senso. In Italia, con l’affermazione della filiera corta e dei mercati rionali si potrebbe staccare il cordone ombelicale che vede il consumatore medio recluso tra le corsie e gli scaffali di un supermercato, tornando a fargli provare l’ebbrezza del contatto diretto sia con il prodotto, che con le mani di colui che dedica la sua vita nel permetterci di averlo sulla nostra tavola.

Questo preoccupante aumento dei prezzi non ricade però esclusivamente sul semplice consumatore con il carrello della spesa in una GDO, ma con le conseguenti riaperture di bar, enoteche e ristoranti sono scattati in tutta Italia numerose segnalazioni di rincari per cibi e bevande sui listini e i menù di queste attività.

Gli incrementi dei prezzi si aggirano in media tra il 5% e il 10%, fino ad arrivare alla solita e rinomata “legnata” che si verifica con più frequenza nelle località turistiche, sia nei locali in città sia nei lidi e negli stabilimenti balneari. È curioso notare come questi ultimi abbiano mantenuto pressoché invariate le tariffe di ombrelloni, lettini e sdraio, aumentando però i costi dei servizi aggiuntivi, come consumazioni al banco e pasti serviti al tavolo.

Non è ancora chiaro se questo fenomeno sia temporaneamente legato al classico sovrapprezzo che i locali delle località turistiche applicano durante la stagione estiva o se è una pratica alla quale i ristoratori fanno appello di loro spontanea volontà un po’ sia come segno di protesta ma anche come mossa necessaria per garantirsi una efficace ripartenza.

Le soluzioni sono relativamente facili da trovare, l’importante è essere coscienti che la situazione necessita di un costante controllo da parte delle autorità competenti, dalle istituzioni e dal consumatore, che non deve smettere mai di far sentire la sua voce.

Riccardo M. Mazzoni.

A riguardo, qui potete trovare l’intervista completa a Riccardo M. Mazzoni, Responsabile del settore Agro-Alimentare ed Enologico di Konsumer Italia, ospite negli studi di TV2000, attivo nel dibattito in questione sul caro prezzi alimentare.